E’ la domanda che ogni genitore del ventunesimo secolo finisce per dover affrontare: che videogioco gli prendo?
Nel nostro immaginario i videogames sono un gioco per ragazzini, sconosciuto al mondo degli adulti; in realtà i giocatori appassionati costituiscono un gruppo estremamente eterogeneo, che prescinde dall’età e dalla maturità di ciascuno. Adulti, adolescenti e bambini, uomini e donne, di qualsiasi estrazione sociale e cultura giocano regolarmente da console, da pc e sui dispositivi mobili. Negli ultimi anni giocare ai videogiochi è diventato un fenomeno di massa, con milioni di giocatori in tutta Europa, e l’età media dei giocatori è andata progressivamente aumentando, superando oggi la soglia dei 25 anni. L’industria del videogioco si è rapidamente adattata a questa tendenza: gli editori hanno iniziato a sviluppare videogiochi adatti a questo mercato più maturo. La maggior parte dei giochi oggi in commercio è comunque adatta a giocatori di tutte le età, ma non tutti: alcuni sono adatti solo a bambini più grandi e giovani adolescenti; una parte dei giochi presenti sul mercato contiene contenuti adatti unicamente a un pubblico adulto.
La diffusione dei videogiochi e la diversificazione delle tipologie di gioco hanno reso sempre più pressante l’esigenza di un sistema di classificazione in grado di tutelare i minori da eventuali contenuti a loro inadatti e orientasse genitori e gamers nella scelta. Fino ai primi anni 2000 diversi Paesi hanno implementato un proprio sistema di classificazione dei videogames sulla base dell’età. Ma la maggior parte dei giochi venduti in Europa sono identici: differiscono solo per lingua e confezione. Dalla fine degli anni ’90 l’Europa è diventata un mercato unico per questo settore: la scelta di optare per un sistema unitario a livello europeo è stata inevitabile.
Così, tra il 2001 e il 2002 è nato il Pan European Game Information (PEGI), il primo sistema di classificazione dei videogiochi in base all’età e al contenuto. Il PEGI è stato sviluppato da un gruppo di lavoro pubblico – privato su impulso dell’Interactive Software Federation of Europe (ISFE), l’associazione europea degli editori di software interattivi ed è diventato operativo nel 2003. Ad amministrarlo è un istituto indipendente di origine olandese che si occupa di classificazione dei mezzi d’informazione audiovisivi, il Netherlands Institute for the Classifi cation of Audiovisual Media (NICAM).
Come funziona il PEGI?
Il sistema PEGI classifica i videogiochi utilizzando un duplice criterio, due componenti distinte ma complementari: i gruppi di età e i contenuti. I giochi sottoposti a questa classificazione recano in copertina un’etichetta con l’indicazione del gruppo d’età di riferimento e un insieme di immagini – fino a sei, a seconda della tipologia – che descrivono il contenuto del prodotto. La procedura di classificazione prevede l’apposizione di una indicazione provvisoria sulla base di un questionario di autovalutazione compilato dall’editore e la successiva verifica – con la conseguente conferma o modifica della classificazione – da parte del NICAM. L’attività di verifica, assieme alla disciplina che regola la risoluzione delle eventuali controversie (affidata al PEGI Complaints Board, un ente indipendente formato da esperti in protezione dei minori, psicologi infantili e rappresentanti di un vasto campione della società e che può imporre sanzioni anche molto pesanti al produttore), rendono il PEGI uno strumento notevolmente affidabile. Gli editori che decidono di utilizzarlo per i propri prodotti, inoltre, sono tenuti a sottoscrivere un codice di condotta in cui si impegnano a salvaguardare la coerenza della pubblicità del proprio prodotto rispetto all’età consigliata e al contenuto del gioco.
La classificazione per età
Le etichette contenenti la classificazione per età identificano 5 gruppi: 3, 7, 12, 16 e 18.
PEGI 3 (3 anni e oltre): questa classificazione si applica ai giochi ritenuti adatti a tutti i gruppi di età. Il gioco non deve contenere rumori o immagini che possano spaventare i bambini piccoli e può contenere forme di violenza molto lieve se inserite in un contesto comico o accettabile agli occhi di un bambino; non possono invece essere presenti espressioni volgari.
PEGI 7 (sette anni e oltre): i giochi inseriti in questa categoria ammettono forme lievi di violenza – implicita, non dettagliata o non realistica – e scene o rumori che possono spaventare.
PEGI 12 (dodici anni e oltre): i videogiochi preclusi agli under 12 mostrano una violenza leggermente più esplicita rivolta a personaggi di fantasia, oppure una violenza non realistica rivolta a personaggi dall’aspetto umano. Possono essere presenti allusioni o atteggiamenti sessuali e anche espressioni volgari, ma solo se non forti. Anche il gioco d’azzardo, così come si presenta normalmente nella vita reale, nei casinò o nelle sale da gioco, può essere presente (ad esempio giochi di carte a cui, nella vita reale, si giocherebbe per soldi).
PEGI 16 (sedici anni e oltre): questa classificazione si applica quando la violenza o l’attività sessuale descritti sono più vicini alla vita reale; nei giochi PEGI 16 possono trovarsi anche un linguaggio più scurrile e contenuti relativi al gioco d’azzardo e all’uso di tabacco, alcol o droghe illegali.
PEGI 18 (solo per giocatori maggiorenni): si tratta dei giochi pensati per un pubblico adulto. Qui possono incontrarsi rappresentazioni di violenza grave, di omicidi senza apparente movente o di violenza nei confronti di personaggi indifesi, oltre che l’esaltazione dell’uso di droghe illegali e scene di attività sessuale esplicita.
Attenzione, la classificazione PEGI esamina l’idoneità di un gioco sulla base dell’età e non del livello di difficoltà: certifica, ad esempio, che un gioco PEGI 3 non contiene contenuti inadeguati, ma questo potrebbe risultare troppo complicato per i bambini più piccoli; allo stesso modo, esistono giochi PEGI 18 estremamente facili, ma che contengono elementi che li rendono non idonei a un pubblico più giovane.
I descrittori dei contenuti
Come si è detto, accanto all’indicatore dell’età consigliata possono comparire una o più etichette volte a mettere in guardia gli utilizzatori su alcuni particolari contenuti del videogioco. Il PEGI distingue in tutto sette tipi di contenuto al quale prestare attenzione: violenza, linguaggio volgare, paura, sesso, droga, gioco d’azzardo, discriminazione. I descrittori compaiono solitamente nei PEGI da 7 in su; per esempio, il descrittore afferente all’uso di droghe nel gioco compare solo a corredamento dei PEGI 16 e 18, mentre quello relativo alle rappresentazioni di discriminazioni – che potrebbero suscitare odio e sono talvolta suscettibili di violare il diritto penale nazionale – è abbinabile ai soli giochi destinati ai maggiorenni. Gli indicatori delle rappresentazioni di violenza o di attività sessuale sono classificati in modo diverso a seconda del loro carattere esplicito e della loro afferenza con la realtà.
Tutti i giochi hanno il PEGI?
Se è vero che il sistema PEGI si applica a tutti i giochi prodotti e commercializzati in Europa, non possiamo dimenticare quanto facilmente possiamo acquistare un gioco all’estero. Che fare in questo caso? Il primo suggerimento è quello di verificare sul sito del produttore se il gioco è stato classificato anche secondo il sistema PEGI. Se così non fosse, è possibile fare riferimento al sistema di classificazione del Paese di provenienza del prodotto: ad esempio, gli Stati Uniti utilizzano l’Entertainment Software Rating Board (ESRB).
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